giovedì 26 luglio 2012

EX TENNIS VIA PICCHI: NON E' UN LIETO FINE Consiglio Comunale 24.7.12


Abbiamo discusso nel Consiglio del 24.7.12 l'ultima puntata della triste e lunga vicenda dell'area ex tennis. Purtroppo non si tratta di un lieto fine, ma di un epilogo degno di tutta questa vicenda,  nata male e finita anche peggio. I fatti: c'era una volta un terreno non edificabile,  in pieno centro storico, in un'area più che pregevole, vicina al castello, al Parco del Paradiso, al palazzo Salis, alla collegiata di S.Lorenzo. L'area si era salvata dal cemento perchè usata come campo da tennis e poi espressamente vincolata con ben due vincoli, non messi a caso, uno per uso pubblico (in accordo con i primi proprietari) e l'altro  della Sopraintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici. Nel 2001 la proprietà aveva informalmente richiesto all'Amministrazione Tognetti di rendere il terreno edificabile, ricevendo parere contrario (e ci sarà stata una ragione per dire di no). Nel 2006 l'Amministrazione Pozzoli ha invece scelto di concedere il permesso di costruire (una villa più grande rispetto alla richiesta del 2001), su un terreno  acquistato come inedificabile. Si è trattato di una precisa scelta amministrativa, perché il permesso di costruire non era un atto tecnico dovuto. Senza i voti dei consiglieri di maggioranza sull’area dell’ex tennis non si sarebbe potuto costruire. L’indice di edificabilità era stato intanto aumentato da 0,03 a 0,9 metri cubi. Dagli scavi della villa in costruzione sono poi emersi reperti archeologici di notevole importanza, per quantità e qualità. Da scavi ottocenteschi si sapeva che lì si trovava un insediamento abitativo antico, tardomediovale  e rinascimentale, e che scavando si sarebbero trovati reperti ancora più antichi e preziosi.  L’errore è stato a monte, nel rilasciare il permesso di edificabilità. Tutto ciò che è seguito alla concessione (scavi, ritrovamenti, continue modifiche di progetti, cambio di proprietà da un singolo privato ad una nota impresa di costruzioni) è solo il corollario di contorno che non modifica la sostanza della vicenda, ma che anzi aggrava questa brutta storia. Anche il Centro Studi Storici Valchiavennaschi era contrario alla costruzione. Ricordiamo inoltre che tanti cittadini hanno aderito ad una raccolta firme per destinare la zona a parco. Ovviamente il permesso di edificare non è stato concesso dalla Sopraintendenza, ma dal nostro Comune: gli amministratori di allora, ancora oggi presenti in Consiglio, nel 2009 hanno pubblicamente dichiarato che  per loro questo terreno era “di fatto edificabile”: era talmente edificabile che sono state necessarie ben due delibere del Consiglio Comunale per autorizzare la costruzione.
Dal 2006  ad oggi la contropartita chiesta al proprietario in cambio della possibilità di costruire una  villa (dove a malapena si sarebbe potuto costruire un box) è cambiata più volte: dal parcheggio  in Via Picchi (sotto la proprietà privata), al parcheggio alla biblioteca (neanche sul terreno della proprietà, ma su terreno di proprietà comunale), alle passerelle sulla Mera, arrivando oggi all'ultimo progetto: sistemazione del binario morto in Pratogiano e pavimentazione dei vicoli al Saliceto e del Maglio Vecchio. Interventi non così prioritari e fondamentali per l'immagine, anche turistica, di Chiavenna, e sicuramente meno importanti di un parco archeologico. Peraltro tali interventi erano  stati programmati già ad inizio mandato, con finanziamenti che però l'Amministrazione non è stata in grado di reperire: verranno ora eseguiti con la magra contropartita di Via Picchi, destinata originariamente ad altre opere. Rimane fuori dal progetto il collegamento con San Lorenzo, anche perché ora i soldi non sono più sufficienti. Tra le due possibilità sui piatti della bilancia, da una parte il parco archeologico nell'ampia e pregevole area verde pubblica di Via Picchi e dall'altra parte  la piccola zona verde al binario morto (poco più di un giardinetto) e le  pavimentazioni dei due vicoli, il gruppo consiliare di minoranza "Chiavenna di tutti" non ha dubbi: ci saremmo battuti per il parco archeologico ed il parco pubblico, rinnovando i vincoli che per anni hanno salvaguardato quell'angolo prezioso della nostra cittadina. Nel 2006 tali vincoli sul terreno furono definiti dall'amministrazione Pozzoli (con cui è in continuità l'attuale amministrazione De Pedrini) "vincoli fuori da ogni logica": noi crediamo che l'unico vincolo per chi amministra sia quello di battersi per l'interesse collettivo di tutti i cittadini.


per ulteriori informazioni vedi maggio 2009



MOZIONE A SOSTEGNO DELLA RIFORMA DEL DIRITTO DI CITTADINANZA PER I MINORI


La mozione è stata respinta dal gruppo di maggioranza perchè l'argomento non è inerente all'ambito amministrativo e può prestarsi a strumentalizzazioni di tipo politico e propagandistico.



Al Sindaco del Comune di Chiavenna

Mozione del gruppo consiliare “Chiavenna di tutti”

OGGETTO: sostegno alla riforma dei diritti di cittadinanza


Premesso che

- la Legge italiana (legge 5 febbraio 1992, n.91 e i Decreti del Presidente della Repubblica 12 ottobre 1993, n.572 e 18 aprile 1994, n. 362) prevede che i ragazzi e le ragazze nati nel nostro Paese, solo al compimento della maggiore età si vedano riconosciuto il diritto a chiederne la cittadinanza, e solamente nell’arco di tempo di un anno;

- nell’ottobre 2011 si è avviata nel nostro Paese una campagna di sensibilizzazione e di mobilitazione per i diritti di cittadinanza, in particolare dei minori, denominata “L’Italia sono anch’io”, a cui hanno aderito varie associazioni nazionali e locali ed organizzazioni laiche e religiose, enti locali, sindacati, partiti, gruppi di diverso orientamento e rappresentativi della società civile, nonché singoli cittadini volontari (tra i soggetti aderenti ricordiamo ACLI, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, legate alla Conferenza episcopale, Emmaus Italia, Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Libera, Tavola della Pace e Coordinamento nazionale degli enti per la pace e i diritti umani) con primo firmatario e Presidente del Comitato promotore il Sindaco di Reggio Emilia e Presidente dell’ANCI Graziano Delrio.Tale campagna, riconoscendo i cambiamenti demografici avvenuti nel nostro Paese, ha sollecitato, in modo unitario e trasversale, una riforma del diritto di cittadinanza che preveda che anche i bambini nati in Italia da genitori stranieri, con posizione regolare, possano essere a tutti gli effetti cittadini italiani.Sono state raccolte 110.000 firme, più del doppio necessario, 18.000 nella sola Lombardia.

- anche a Chiavenna nel dicembre scorso diversi cittadini si sono liberamente impegnati nella raccolta di firme a sostegno della campagna succitata, sostenendo la necessità, civile, sociale e di pubblico interesse, di modificare la Legge sulla cittadinanza, con particolare riferimento ai ragazzi di origine straniera nati o cresciuti in Italia, raccogliendo più firme che in altri Comuni della Provincia.


Considerato che

-  molte figure istituzionali, dal Presidente della Repubblica a quello della Camera, hanno inoltrato un appello per l’adeguamento della legge del 1992, non più rispondente alle attuali dinamiche sociali e demografiche, affinché si amplino i requisiti di concessione della cittadinanza italiana, basandoli sul principio dello Ius Soli oltre che su quello dello Ius Sanguinis, al quale si ispira invece la normativa vigente.


In riferimento

- alle seguenti e lungimiranti parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, davanti ad una delegazione della Federazione delle Chiese Evangeliche:
 "Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia  da immigrati stranieri. Negarla è un'autentica follia, un’assurdità”.
Bambini e i ragazzi di origine straniera “fonte di speranza” e “parte integrante dell’Italia di oggi e di domani”, “l’energia vitale”, i ‘nuovi italiani’, che potranno dare il loro contributo concreto allo sviluppo demografico, economico, sociale e civile del Paese, anche con particolare riferimento alla sostenibilità del debito pubblico.

Tenuto conto che

- il beneficio della cittadinanza italiana spetta di diritto anche a chi nasce in Italia da genitori ignoti o apolidi, o al figlio di genitori ignoti trovato sul territorio italiano, di cui non si trova nessun'altra cittadinanza, o ancora allo straniero che risiede da tre anni o che è nato in Italia, del quale si riescono a rintracciare antenati diretti di nazionalità italiana ed infine al ragazzo già diciottenne adottato da cittadini italiani, che risiede in Italia da almeno 5 anni.

Rilevato che

-i nati in Italia, ancora giuridicamente stranieri, superano il mezzo milione e, complessivamente, i minori stranieri residenti in Italia sono quasi un milione (quasi il 22% dei minori residenti in Italia)
-che anche nella nostra cittadina vivono numerosi bambini qui nati e qui residenti, figli di cittadini stranieri;
-che i succitati minori solo al compimento della maggiore età si vedono riconosciuto il diritto a chiedere la cittadinanza, vivendo fino ad allora una condizione di limbo ingiustificata, una sorta di apolidia familiare;

Ricordando che

- l’articolo 3 della Costituzione Italiana garantisce che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"
- il tema dell’integrazione è stato affrontato anche dalla nostra Amministrazione Comunale con iniziative educative mirate.

Ritenendo che

-una riforma dei diritti di cittadinanza eviterebbe il crearsi di situazioni paradossali in cui questi bambini, nati o cresciuti nel nostro Paese, sono di fatto anagraficamente stranieri, stranieri in patria, con ripercussioni negative sulla effettiva possibilità di un processo di integrazione, di inclusione, di radicamento, di identità ed appartenenza a pieno titolo ad una comunità, di condivisione e di coesione sociale.



In considerazione di queste ragioni si chiede che il Consiglio Comunale, il Sindaco e la Giunta si impegnino


- a sostenere il riconoscimento della cittadinanza italiana per Ius Soli ai figli nati sul territorio italiano da entrambi genitori stranieri legalmente e regolarmente residenti, riconoscendo così la Convenzione Europea sulla Nazionalità che già nel 1997 chiedeva agli Stati di facilitare l’acquisizione della cittadinanza per “le persone nate sul territorio e ivi domiciliate legalmente ed abitualmente” e promuovendo la riforma delle norme relativamente alla cittadinanza per i minori nati in Italia

- a trasmettere quindi al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato e ai Capigruppo dei Partiti presenti in Parlamento la presente delibera, perché il Parlamento avvii e concluda nel più breve tempo possibile la discussione relativamente alle proposte di legge sul tema in oggetto, al fine di arrivare in tempi rapidi alla sua approvazione.